ONIRICA ASSISI 2054 – 2° puntata

I MURI
Decidemmo prima di prendere il taxi, di fare qualche passo a piedi, così giusto per non perdere la pratica del suolo, visto che da Vancouver ad Assisi non avevamo avuto modo di camminare per ben due ore.
Ci avviamo in direzione Teatro Lyrick, lungo la strada che costeggia la monorotaia magnetica e scorgiamo alcuni tecnici che stavano smantellando i soliti pannelli foto luminescenti a irradiazione microprismatica, sì i soliti pannelli di comunicazione. Su uno di questi, appena calato a terra, si leggevano brani di frasi mentre l’effetto luminescenza stava svanendo “ … vengono inaugurati oggi ….. alla presen.. .. autor.. Kentridge …. nelle vie di Assis .. in via …. e per l’effett . svaniranno nel 2053 … così … oggi 10 gennaio 2043”

Poolans mi fa sedere a terra e mi racconta questa storia:
“In ossequio allo slogan di Corrado Cagli e Mario Sironi: “muri ai pittori”, la città di Assisi metteva a disposizione le proprie pietre, quello che fu un tempo il suo scheletro sotterraneo, endogeno, divenuto pareti, per un intervento ispirato alla massima libertà, guidato soltanto dall’estro degli artisti. Si trattava di attuare una trasformazione del degrado dovuto ad un fenomeno del tempo: l’inquinamento atmosferico, in rappresentazioni che avrebbero costituito la permeabilità tra i mondi e la fluidità tra i regni della natura, fra gli uomini, le piante, gli animali, i minerali, le epoche storiche. Un sincretismo che poteva servire a meglio leggere la realtà, offrendosi come una provvisoria e non invasiva interpretazione della storia, durevole tanto quanto durava il parziale “restauro”, destinato a decadere, come decade la visione storica con le epoche che trascorrono. A tratti, percorrendo le vie, si potevano vedere segnali di metastoria: “il tempo” che si è impossessato con i suoi ingredienti, quali licheni, muschi, patine varie, dei muri anni addietro oggetto di sistematica ripulitura. Un capovolgimento, parziale e delicato, di quanto accadde alla fine dello scorso millennio, quando si portò a faccia vista la pietra per ritornare ad un medioevo francescano. La bellezza è ciò che altera in maniera durevole la storia. La bellezza esiste e non esiste.
L’idea si sosteneva quindi sul concetto di trasformazione che è proprio di tutte le cose, compresi i manufatti, comprese le città. Il volto di Assisi nella storia è stato manipolato “innaturalmente”, quindi non solo dagli eventi come i fenomeni atmosferici, le guerre, i sismi, le frane, l’edilizia, ma anche da interventi quali la decorticazione dei muri delle abitazioni, degli edifici, che ne hanno modificato intenzionalmente e funzionalmente l’aspetto.
L’operazione rappresenta un momentaneo opporsi alla volontà del tempo, illustrando, in parallelo alla storia, la visione della città, dei suoi trascorsi, del suo opinabile divenire, per un periodo temporalmente e concettualmente breve. Il riferimento, neppure tanto celato, è l’esperienza romana in corso (2016) di William Kentridge che, tramite una tecnica “per via di levare”, mutuata da quella inaugurata nel 2009 da Kristin Jones con la Lupa, creava i chiari pulendo le superfici sporche. Le immagini del fregio sul Tevere sono state delineate per sottrazione, cioè ottenute eliminando – entro il perimetro di una serie di stencil preconfezionati dall’autore stesso – lo scuro della patina biologica di limo ed inquinamento, che certamente destinata a depositarsi entro un lasso di tempo stimato tra i 3 e i 4 o più anni, determinando così la progressiva e naturale cancellazione dell’intera rappresentazione. Kentridge ha volutamente lavorato sul concetto dell’impermanenza e della transitorietà, comprese nella natura stessa della pratica impiegata. Una sorta di mandala tibetano che si compone sulla città, ma destinato a riassorbirsi nei segni delle stagioni.
In Assisi lo snodo è ulteriore, in quanto c’era un debito da saldare nei confronti della scabrosità dei muri, conseguenza di un intervento arbitrario e che rappresenta una sfida aggiuntiva interna all’operazione.
Inoltre non mancano certo spunti tematici, non soltanto guardando alla storia francescana,ma anche alle lotte intestine mediorinascimentali, i personaggi pubblici…
Gli effetti delicati ed evanescenti, come la regola del rispetto richiede, avranno un destino breve, replicabile, intenso e hanno contribuito a proporre una simbiosi tra quel passato irrinunciabile e un futuro (ma anche, più semplicemente, un presente) che entrava a far parte della visione urbana, intanto attraverso l’arte, secondo un progetto che ne fissa le procedure, ma non limita l’inventiva. Inconsapevolmente, visto che l’inquinamento ha subito una brusca frenata, il messaggio è giunto più lontano nel tempo.”
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