Intervista a Paolo Ansideri sulle dimissioni dal Tavolo Cultura

n° 9 – dicembre 2017

Che cosa è successo?

di Francesco Brufani

Il testo originale in pdf

Lo scorso ottobre Paolo Ansideri si è dimesso dal Tavolo Assist Cultura dell’amministrazione Proietti, accennando ad una divergenza politico-strategica. Che cosa è successo?

Nel primo di una serie di articoli di spiegazione di tale decisione, Ansideri prendeva le distanze dalla pretesa di una riduttiva semplificazione della “Questione Assisi” affermando che si, Assisi, come ogni comunità locale, rappresenta per chi intende governarla, una complessità da conoscere ed analizzare e che ha in comune con altre città una valenza storico-artistica-religiosa, ma anche che è l’unica ad essere al centro di un focus mediatico mondiale, grazie alla forte carica simbolica, conferitale dall’incontro interreligioso di Giovanni Paolo II nel 1986 e che è dal riconoscimento di tale unicità, che si dovrebbe partire, per tentare di comprendere, interpretare sia l’esistente che il potenzialmente nascosto.

Questa complessità ed unicità, secondo Ansideri, meritano un’altrettanta complessità di analisi ed esposizione che non può essere raccolta nei tempi e spazi in uso nella comunicazione corrente (social media, numero di battute di articoli si stampa, ecc..) e che sarà il legame tra cultura, religione, turismo e politica ad essere analizzato nei successivi articoli.

› Paolo Ansideri, lei parla di complessità della Questione Assisi, citandola come presupposto ineludibile e necessario per chi vuole seriamente affrontarla, ma già in questo ha percepito una divergenza  con l’amministrazione in carica?

Certamente si. Partendo dall’esperienza acquisita sul campo delle attività culturali cui ho partecipato per oltre un decennio, mi sono reso conto della differenza tra Assisi ed altri siti storici, e questo mi ha spinto a pormi il problema se io stesso avessi sufficienti conoscenze e strumenti di analisi per poter emettere un giudizio minimamente oggettivo ed attendibile. Da questa domanda è nato uno studio “Dal Dossier Assisi al Progetto Assisi”, consultabile nel sito www.oicosriflessioni.it, che è la fonte di queste mie riflessioni e che intravede come metodo di approccio, non una ricetta operativa, ma un percorso di studio ed approfondimento che ha bisogno del contributo di svariate competenze locali e non, ed un generale coinvolgimento di personalità ed associazioni necessarie per la composizione di un mosaico conoscitivo. E questo è presupposto indispensabile per un disegno operativo, a sua volta conseguenza di una strategia politica dichiarata ed eventualmente discussa. Fino ad oggi non  è stata espressa nessuna strategia di fondo, se non deducendola dalle scelte effettuate, nè l’enunciazione di valori socio-culturali su cui basare il “fare” per la comunità residente e per quella in transito di turisti e pellegrini. Lo stesso Dup (Documento Unico di Programmazione), restituisce un’idea di Assisi chiusa nella sua icona (Francesco, Chiara, ambiente, pace, fratellanza ecc.) dove tutto sommato lo spazio per altro è del tutto marginale. Troppo poco, troppo riduttivo per quel nesso potente tra territorio e mondo su cui Assisi giace

› Eppure il Tavolo Assist Cultura è stato composto con l’intento di essere un brainstorming permanente. Quello che ha sopra affermato non ha trovato spazio nel tavolo? E perché su dodici  membri sette si sono dimessi dopo poco tempo? 

Ecco già questa ultima sua domanda svela dei fatti emblematici. Di due tavoli, turismo e cultura, uno è rimasto coeso senza alcuna defezione, l’altro è miseramente naufragato dopo appena due incontri. Come mai? Non perché, come qualcuno si è affrettato a dichiarare per cercare di minimizzare l’accaduto, si tratti di normale tourn over, (e se questo fosse perché non si è verificato nel tavolo turismo?) ma perché è del tutto evidente invece il disagio di chi opera nel culturale, rispetto agli operatori turistici. Per questi il legittimo obiettivo è di natura economica e gli strumenti per il raggiungimento del fine sono misurabili solo dall’incremento del volume d’affari, per chi opera nel culturale questo è solo uno degli strumenti di misura accanto al valore sociale e culturale in senso stretto. Peraltro, a quanto mi risulta, molti dei membri rimasti al tavolo cultura, condividono quello che sto qui esponendo. Già a suo tempo, nei primi incontri con l’assessore, esprimemmo, insieme ad Enrico Sciamanna, grosse perplessità sull’artificiosa divisione di cultura da turismo, prospettando invece l’idea di un gruppo minimale cui assegnare il compito di quel percorso progettuale sopra descritto. E’ ormai diventata opinione corrente che turismo e cultura siano la stessa cosa e nessuna voce si leva per delineare la differenza tra i due poli. Finché non si delineano i confini e le differenze tra turismo e cultura sarà impossibile sprigionare quella potenzialità nascosta di cui ho parlato.

› Lei spesso ha parlato con poca soddisfazione di un “democratico giro di microfono”. Che cosa intendeva dire?

Non è questa una pratica da addebitare alla sola amministrazione in carica, è consuetudine delle riunioni cosiddette “partecipative” lasciare esprimere chiunque a ruota libera, concedendo i cinque minuti di democratico diritto all’espressione, per poi fregiarsi del titolo di “amministrazione democratica in ascolto del popolo sovrano” ecco appunto ascolto, questione di udito….  Anche su questo, sempre a causa della specialità del sito Assisi avevo proposto ben altro: convocazione di Stati Generali della Cultura e del Turismo della città di Assisi, nel quale, per il tempo necessario, potessero confrontarsi tra loro studi, analisi,  progetti, argomentati e documentati, di conoscitori della città senza l’esposizione del lunghissimo elenco di “idee” che ogni giorno si riversano sui social media, sul tavolo dell’assessore e del sindaco provenienti dai più disparati soggetti cittadini o nazionali

› Parliamo di Turismo. Qualcuno afferma che il “brand” San Francesco nel mondo tira sempre meno. È proprio così?

Altro modo di approcciare il problema che mi ha portato ad approfondire gli argomenti secondo la tecnica analitico-comparativa nel citato “Dossier..”. Molti luoghi comuni si condensano nella pubblica opinione senza che ci si chieda se quanto condiviso sia anche vero. Completo così la sua domanda: E’ vero che il brand San Francesco nel mondo tira sempre di meno? E’vero che il turismo ad Assisi è un turismo mordi e fuggi? E’ vero che i visitatori ad Assisi, come affermato da precedenti amministrazioni, oscillano tra i 5 e 6  milioni? Che l’introduzione della tassa di soggiorno comporta una riduzione del flusso turistico? Le risposte si trovano in strumenti di rilievo statistico nazionali ed internazionali scientificamente riconosciuti. Al di fuori di questo c’è l’opinione personale che confonde la proprio ristretta abitudine e raggio esperienziale con dati di carattere generale. Non voglio peccare di autocitazione ma nel “Dossier..” si trovano molte risposte a queste domande, per ciò a cui non si può rispondere con dati certi, si può solo indicare lo strumento per il reperimento di dati statistici oggettivi, “scientifici”

› Quali sono le sue proposte alla luce anche della sua ininterrotta partecipazione alle attività del Cortile di Francesco con il Sacro Convento?

Il Cortile di Francesco è una grande dimostrazione delle potenzialità che Assisi cela. Mai come quest’anno abbiamo toccato con mano la risonanza mediatica e l’attrattività culturale che esercita sia per il pubblico che per i relatori. E’ da questa cognizione che nasce la mia amarezza, nel capire che alcuni vedono il dito e non la luna. In pieno programma del Cortile ho avuto modo di dichiararne il limite in quanto evento, pur essendo orgoglioso dei risultati.

Ed è proprio questo uno degli aspetti di maggior distanza dal programma dell’amministrazione: fare cultura non equivale a organizzare eventi uno dietro l’altro, per questo non risponderò alla sua domanda con l’ennesimo elenco di “idee” per eventi ed iniziative di cui pure ho scritto. Il punto sta tutto in quel percorso di indagine, conoscenza, relazioni e approfondimenti che riconoscendo l’insufficienza delle proprie prospettive, sente la necessità di chiamare in causa soggetti e competenze differenti.  Percorrendo la via si possono trovare inaspettati tragitti e risorse precedentemente neanche immaginati. E forse questo potrebbe rivelarsi anche il miglior produttore di nuovo turismo che non dimentica comunque mai la comunità dei residenti con i propri bisogni e diritti socio-culturali.

› Come vede Assisi tra cinquant’anni?

Purtroppo mi offre la sponda per un’altra autocitazione: www.oicosriflessioni.it Dal dossier Assisi al Progetto Assisi / Onirica Assisi 2054 / pagina 325  … Parco Regina Margherita, Biblioteca Internazionale Kazujo Sejima; Arte nei non luoghi; TeatrHotel Intercontinental, Cave di Pietra sotto la Rocca, progetto di Stefano Boeri; 7 febbraio 2054, anno del Cane, anno 1476 dall’Egira …

Terrenostre Dicembre 2017

 

 

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