I geositi del Subasio e limitrofi

I geositi del Subasio e limitrofi

Per un censimento dei beni geopaleontologici del comprensorio di Assisi

in costruzione

La tutela e promozione dei siti geo-paleontologici in Italia e nel mondo

Che cosa è l’ISPRA – www.isprambiente.gov.it
L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ISPRA, è stato istituito con la legge 133/2008 di conversione, con modificazioni, del Decreto Legge 25 giugno 2008, n. 112.

L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) è ente pubblico di ricerca, dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, autonomia tecnica, scientifica, organizzativa, finanziaria, gestionale, amministrativa, patrimoniale e contabile.
L’ISPRA è sottoposto alla vigilanza del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. Il Ministro si avvale dell’Istituto nell’esercizio delle proprie attribuzioni, impartendo le direttive generali per il perseguimento dei compiti istituzionali.
Fermo restando lo svolgimento dei compiti, servizi e attività assegnati all’Istituto ai sensi della legislazione vigente, nell’ambito delle predette direttive sono altresì indicate le priorità relative agli ulteriori compiti, al fine del prioritario svolgimento delle funzioni di supporto al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.

Sulla Gazzetta Ufficiale n. 179 del 3 agosto 2010 è stato pubblicato il Decreto 21 maggio 2010 n. 123delMinistero dell’Ambiente e per la Tutela del Territorio e del Mare “Regolamento recante norme concernenti la fusione dell’APAT, dell’INFS e dell’ICRAM in un unico istituto, denominato Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), a norma dell’articolo 28, comma 3, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133”.
Lo statuto dell’ISPRA è stato approvato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare con decreto del 27 novembre 2013.

Inventario nazionale dei geositi
http://sgi.isprambiente.it/geositiweb
Scheda ISPRA per segnalazione dei geositi

I Geoparchi UNESCO in Italia
Nell’ambito del “Programma Internazionale delle Geoscienze e dei Geoparchi” lanciato nel 2015 dall’UNESCO sono stati riconosciuti i Geoparchi Mondiali UNESCO, singole aree geografiche i cui siti e paesaggi di valore geologico internazionale vengono gestiti secondo un concetto olistico di protezione, educazione, sviluppo sostenibile. Nei Geoparchi, il cui obiettivo primario è la protezione della geodiversità, la conservazione viene combinata con lo sviluppo sostenibile e coinvolge le comunità locali.
I Geoparchi mondiali UNESCO operano per aumentare la conoscenza e la consapevolezza del ruolo e del valore della geodiversità e per promuovere le migliori pratiche di conservazione, educazione, divulgazione e fruizione turistica del patrimonio geologico. Insieme ai siti del Patrimonio Mondiale dell’Umanità (WHL) ed alle Riserve della Biosfera (MAB), i Geoparchi mondiali UNESCO formano una gamma completa di strumenti finalizzati a promuovere lo sviluppo sostenibile, agendo sia a livello globale, sia a livello locale.
Attualmente ci sono 140 Geoparchi Mondiali UNESCO, distribuiti in 38 Paesi del mondo, di cui 73 in Europa.

L’Italia ha 10 Geoparchi Mondiali:
Rocca di Cerere
Madonie
Beigua
Parco Geominerario della Sardegna
Adamello Brenta
Cilento,Vallo di Diano e Alburni
Parco minerario toscano
Alpi Apuane
Sesia-Val Grande
Pollino

Maggiori informazioni sull’iter di candidatura sono disponibili sul sito dell’UNESCO.
I Geoparchi sono soggetti, ogni 4 anni, ad un riesame del loro funzionamento e della loro qualità. Al termine di questo processo per la conferma di validazione il Geoparco riceverà una carta verde se risponde ancora pienamente ai criteri (in tal caso conserva lo status), oppure una carta gialla se non risponde più ai requisiti (in tal caso gli viene dato tempo due anni per adeguarsi), oppure una carta rossa se nei due anni seguenti alla carta gialla non si è adeguato alle prescrizioni (in tal caso perde definitivamebte lo status).
http://www.unesco.it/it/ItaliaNellUnesco/Detail/187

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Link utili per approfondimenti e metodi di catalogazione
http://www.umbriageo.regione.umbria.it/catalogostazioni/catalogo.aspx
http://www.pcn.minambiente.it/mattm/geoportale-nazionale/

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Il Parco del Monte Subasio

siti e link di riferimento per approfondimento

Ente Parco Monte Subasio – www.parcomontesubasio.it

Assisi – Museo Geo-paleontologico del Monte Subasio all’interno della sede dell’Ente Parco del Subasio, gestita da
Gruppo Umbro Mineralogico Paleontologico di Assisi – www.gumpassisi.it

Video di presentazione della Museo Geo-paleontologico del Monte Subasio

Il museo geopaleontologico ospitato presso la sede del parco regionale.

Publicada por Parco Regionale Monte Subasio en Miércoles, 16 de enero de 2019

 

Spello – Mostra Ammoniti attraverso il tempo, gestita de
Associazione GMP Gaia –www.gmpgaia.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Il Carsismo sul Monte Subasio

di Federico Famiani (2015-2018)
Il Monte Subasio è un rilievo montuoso isolato rispetto al resto della catena appenninica, infatti è delimitato a sud e ad ovest dalla Valle Umbra e a nord e ad est dalla valle del Tescio e rilievi che non superano gli 850 metri.
Il monte è allungato NW-SE ed ha un tipico profilo detto a dorso di tartaruga che lo rende ben riconoscibile nello skyline del paesaggio umbro.
Il Monte Subasio è costituito da Rocce sedimentarie calcaree di origine marina, ricchissime anche di fossili di ammoniti e di foraminiferi planctonici.
Le rocce si sono formate su un fondale marino a partire dal Giurassico Inferiore (circa 200 milioni di anni fa) fino al Miocene (circa 10 milioni di anni fa) quando il nostro Appennino è stato interessato da una fase compressiva che ha sollevato questi antichi fondali.
Le rocce si sono deformate sotto queste spinte formando delle pieghe chiamate anticlinali.
Presso la sede del Parco Regionale del Monte Subasio è ospitata la Mostra Permanente di Geopaleontologia che raccoglie i fossili e le rocce del Monte Subasio musealizzati dopo la campagna di scavo realizzata dall’Università degli Studi di Perugia in collaborazione con la soprintendenza e un gruppo di amatori locali (Gruppo Umbro Mineralogico Paleontologico).

Sull’area sommitale del Subasio sono presenti vistosi fenomeni carsici dovuti alla permeabilità degli strati calcarei, alla morfologia pressoché pianeggiante ed alla presenza di faglie che hanno favorito la dissoluzione lungo allineamenti ben definiti.
Si individuano due tipi principali di doline: di sprofondamento (chiamate con il termine locale “mortari“) e di dissoluzione superficiali (“fosse“).
Il Mortaro Grande e il Mortaiolo sono due profonde doline quasi contigue.
La prima ha una forma leggermente ellittica con l’asse maggiore lungo circa 270 metri, mentre quello minore 220 metri.
La sua forma è intermedia tra dolina a ciotola e quella ad imbuto, presentando pareti abbastanza ripide e fondo arrotondato.
La profondità è di circa 60 metri.
A nord Est di questa grande dolina si trova il Mortaiolo a contorno sub-circolare: il diametro è di circa 70 metri, la profondità si aggira sui 50 metri e il fondo si raggiunge dopo una ripida e pericolosa discesa per la forte pendenza delle pareti soprattutto nella parte più bassa.
Data la forma particolare di questo tipo di depressioni vengono definite “dolina a calice“. Un’altra dolina di sprofondamento è il Mortaro delle Troscie situato circa 500 metri a nord est delle antenne.
La forma è circolare con sezione simile a quella del Mortaro Grande, il diametro è di circa 160 metri e la profondità 50 metri.
Tra le “fosse” Fossa Rotonda, situata a circa 400 metri a nord – ovest dalla vetta del Subasio è una dolina a fondo piatto, con diametro maggiore lungo un centinaio di metri, il minore 43 metri e la profondità di circa 12 metri.
È stata impermeabilizzata per la raccolta delle acque piovane al fine di alimentare gli abbeveratoi di Vallonica.
Ad ovest della Vetta del Monte Subasio si incontra Fossa Cieca, dolina a ciotola con diametro medio di 17 metri e profondità di 4 metri.
Anche sul fondo di questa è stata realizzata una platea di raccolta e una cisterna che alimenta un abbeveratoio.
Sul versante di Spello si trova il lago di Pietrolungo, è una dolina a piatto, ampia e poco depressa, con diametro di circa 40 metri, al cui centro permane un piccolo specchio d’acqua.
Tutta la dolina e la zona circostante sono state interessate dal rimboschimento per cui il fenomeno carsico attualmente è poco riconoscibile.
Oltre ai fenomeni carsici epigei descritti, la parte sommitale pianeggiante del rilievo è densa di numerose altre depressioni a fondo piatto con diametro e profondità molto variabili ma che sono attribuibili a carsismo superficiale.
Una valle di origine carsica e molto vistosa salendo dal versante assisano è l’area di Vallonica, dove dalla forma del paesaggio si evince la coalescenza di doline di dimensioni inferiori a quelle finora descritte (uvala).
Interessante è la presenza di uno specchio d’acqua temporaneo in una di queste piccole depressioni. Fenomeni carsici ipogei non sono molto frequenti e il fatto è attribuibile alla natura stessa della roccia calcarea, che si presenta con stratificazione regolare e variabile da pochi centimetri ai 50 cm. Ciò non ha impedito però che si siano formate alcune cavità in comunicazione con l’esterno rappresentate soprattutto da cinque pozzi, sette grotte e due cunicoli.
Il pozzo più profondo è quello indicato col nome di Grotta del Subasio o del Diavolo che si apre a 1016 metri in prossimità di Sasso Piano e ha una profondità totale di 30 metri.
Nei pressi di Prati Pistello è presente un inghiottitoio profondo circa 10 metri interamente in scaglia rossa.
Nei pressi della città di Spello sono state esplorate sei grotte (circa 30 metri di sviluppo), che hanno un probabile interessamento paleoetnologico e storico come mostrano i residui di opere murarie all’interno e all’esterno.
Un aspetto storico legato alle doline è l’utilizzo che ne veniva fatto nei secoli scorsi per la produzione di ghiaccio, infatti le doline venivano utilizzate per accumulare la copiosa neve che cadeva in inverno.
Questa veniva poi ricoperta da ramaglia e terra per migliorare la conservazione.
Oltre alle doline sul Monte Subasio sono molto evidenti anche delle buche artificiali che erano utilizzate per lo stesso scopo note come ghiaccioni o buche da neve.
Le buche da neve, scavate anticamente, sono tuttora visibili e non sono da confondere con le doline di origine naturale.

Bibliografia

  • VV: (2015) – Guida Parco Regionale Monte Subasio. Tipografia Metastasio
  • Fazzini e P. Mantovani M, “La geologia del Gruppo di Monte Subasio”, Bollettino della Società Geologica Italiana, 84(03), 1965, pp. 71-142
  • Gortani (1908) – Fenomeni carsici nei dintorni di Perugia ed Assisi. Memorie. Bologna. Gamberini e Parmeggiani, pagg 29
  • Landucci F., Famiani F. (2008) – Il Paesaggio Carsico del Monte Subasio. Atti Convegno Il Geoturismo Nei Parchi. Camerino (Mc)
  • Orsomando E., Catorci A.,1993.Carta della vegetazione del Parco Regionale del Monte Subasio (Umbria). Dip. Bot. ed Ecol. Univ. Camerino. Com. Montana Monte Subasio.
  • Venturi & Rossi (2004) – Subasio: origine e vicende di un Monte Appenninico. Porzi Editori 112 pag.
  • Vetturini E. (1978) – Il Fosso delle Carceri. Vol. 1 Accademia Properziana del Subasio.
  • Vetturini E. (1980) – I Mortai ed altri fenomeni carsici del Subasio. Vol. 4 Accademia Properziana del Subasio.
  • Vetturini E. (1989) -Settanta anni di rimboschimenti sul Monte Subasio Vol. 17 Accademia Properziana del Subasio.

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Appunti da sviluppare sui geositi del comprensorio per una catalogazione completa

 
IL MONTE SUBASIO 
 
Le doline

tutte da elencare e catalogare

 
Dolina Mortaro Grande
 
Dolina Mortaiolo o Mortaro Piccolo
 
Dolina località Il Lago
 
Letto del torrente Tescio e del fiume Chiascio
 
Tescio – Fosso Marchetto
 
Cave da estrazione

tutte da elencare e catalogare

 
Cava fossilifera di San Benedetto
 
Cava località Gabbiano
 
Sito fossilifero dell’Eremo delle Carceri
 
A VALLE 
 
Letto del torrente Tescio e del fiume Chiascio

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