Un Patrimonio ferito. La Valnerina. Rappresentazione teatrale dal libro di Vittoria Garibaldi

Le Stanze delle Meraviglie

Società Culturale Arnaldo Fortini Assisi

sabato 28 dicembre 2019 – ore 17,30

UN PATRIMONIO FERITO. LA VALNERINA

Rappresentazione teatrale dal libro di

VITTORIA GARIBALDI

nello scenario delle sale della
PINACOTECA COMUNALE DI ASSISI
 
Regia Paolo Cardinali
 con
Enrico Sciamanna, Francesca Sciamanna, Carlo Menichini
intervengono
Bernardino Sperandio e Rita Fanelli
 
vai al programma generale Le stanze delle Meraviglie
 
Non potevano che essere le Stanze di Palazzo Vallemani e la Pinacoteca che l’ospita, lo scenario vocato ad accogliere la rappresentazione teatrale di sabato 28 alle 17,30, che il Circolo Fortini di Assisi ha voluto organizzare per dare il giusto rilievo alla recente pubblicazione del libro di Vittoria Garibaldi “Un Patrimonio ferito. La Valnerina”
 
Il testo, raccolta degli articoli pubblicati sul Corriere dell’Umbria dal novembre 2016 a tutto il 2017, è stato oltre che un lungo reportage sulla distruzione delle opere d’arte causata dal sisma, anche un viaggio nella storia, nella cultura popolare e nella dimensione di devozione e ancestrale attaccamento della popolazione residente verso il suoi luoghi sacri, mistici o leggendari.
 
Sarà questa dimensione il filo conduttore della riduzione scenica che, svolgendosi nello straordinario ambiente della Pinacoteca Comunale, consentirà al pubblico un simbolico collegamento di solidarietà tra le opere del Pomarancio, Giotto o Tiberio d’Assisi, sfondo dell’azione scenica, con quelle ferite o irrimediabilmente perse dei maestri della Valnerina.
 
La regia di Paolo Cardinali, coordinerà le interpretazioni di Enrico e Francesca Sciamanna e di Carlo Menichini che condivideranno la scena con l’autrice.
Interverranno Rita Fanelli, presidente dell’associazione Orfini Numeister, editore dell’opera e Bernardino Sperandio, autore dell’apparato fotografico
scarica la Locandina Un Patrimonio ferito. pdf
***

Anticipazioni di testi da cui è tratta la messa in scena

da Corriere dell’Umbria, 12 marzo 2017
di V. Garibaldi

 

Il Monumento: la grande Quercia

Lungo la strada che da Frascaro porta al paese, si erge la famosa Quercia di Nottoria, un monumento vegetale con un tronco di 5,42 metri di diametro, un’altezza di circa 22 metri e la chioma che copre una superficie di circa 30 metri di diametro. Un patriarca di circa 300 anni di vita nel pieno della sua attività vegetativa. E’ una delle molte querce che crescono nei boschi della zona da cui gli abitanti trovavano sostegno economico andando a vendere la legna, caricata sui muli, a Norcia. Alcuni anni fa la quercia non sit trovava in buone condizioni, così il proprietario, Enzo Pierantozzi, pensò bene di far stazionare le pecore sotto le sue fronde, portando presto la quercia a una nuova vitalità. Santo Stefano era festeggiato con l’erezione in cima “ru faone de sabìntu stefanu” , di un grande palo attorno al quale venivano poste fascine preparate con i rami privi delle foglie date in pasto alle capre, presto trasformato in un grande falò.

Tra divino e leggendario nell’antica chiesa di Nottoria

E’ almeno dal 1700 che partecipa, forte e possente, alla vita quotidiana degli abitanti di Nottoria. Con serenità ed allegria nei giorni di festa, con cupo dolore davanti alle tragedie, ma sempre pronta lì, ai piedi del villaggio, ad accogliere tutti sotto i suoi rami. La grande Quercia, a qualche decina di metri dall’abitato, si trova lungo la via “della Portella” che partiva dalla piccola omonima porta di servizio delle mura di Norcia, per giungere, attraverso monte Utero, alla Salaria non lontano dai vecchi confini tra Stato della Chiesa e Regno di Napoli. La monumentale e maestosa mole di questo gigante buono, i cui rami si dilatano nello spazio fino a toccare il cielo, incute inizialmente un certo timore reverenziale, poi, avvicinandosi, il grande ombrello della sua chioma crea uno spazio accogliente, rassicurante come quello di una Madonna della Misericordia quando apre il suo manto per proteggere i fedeli. Si è avvolti da un’energia vitale fuori dal tempo, ma appena cala la sera, con l’arrivo del buio diventa inquietante. Silenzi improvvisi, rumori sconosciuti e inconsueti rimandano ad antiche leggende di streghe. Si narra che ogni venerdì qui, sotto la pianta sacra dedicata a Giove, s’incontravano fra loro, nascoste sotto forma di mostri, di civette o di gatti. Il fruscio delle foglie erano le loro voci, il cigolio dei rami era il miagolio dei gatti in amore, tutto serviva a nascondere il loro malevolo baccano. Ma una notte dei primi giorni dello scorso novembre alcune persone non hanno avuto timore delle streghe demoniache della Quercia di Nottoria e hanno trafugato una delle opere d’arte più preziose della chiesa di Santo Stefano, nella parte alta del Paese. Il 5 novembre 2016, a otto giorni dal crollo della Basilica di San Benedetto a Norcia, Daniele si è accorto che il bellissimo dipinto del Perdono di Assisi del pittore francese Jeanne Lohmme, non era più al suo posto. Perdita gravissima perché si tratta dell’unica opera nota del pittore, scoperta casualmente nel 1974 da Giorgio Falcidia…..

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Alcune immagini

foto di Bernarino Sperandio

Chiesa di San Salvatore in Campi prima del sisma del 2016

Quercia di Nottoria

Luca e Andrea Della Robbia, Annunciazione, inizio secolo XVI, terracotta invetriata (part.). Museo della Castellina, Norcia

 

 

 

 

 

 

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