Universo Assisi, la politica e la responsabilità

Universo Assisi, la politica e la responsabilità

di Paolo Ansideri – 19/08/19

Partecipando ormai da anni alla vita culturale della città di Assisi, sotto varie forme, mi sento in obbligo di pubblicare il mio punto di vista su cosa sollevi l’intervento dell’assessore Pettirossi relativamente alla questione Universo Assisi, avendo contribuito alla realizzazione di una sua sezione nella presente edizione ed avendo dato un apporto fin dalla sua ideazione, seppure da posizioni diverse nel corso del tempo e delle quali non darò qui conto, se non marginalmente.

Il primo punto che mi sento di evidenziare è l’invito a riflettere da parte di chi legge, sulle forme o meglio i luoghi usati da tutti i protagonisti che si sono susseguiti nell’espressione del proprio punto di vista su quanto in oggetto. I luoghi di questa esternazione e di tutte le questioni locali, non solo e non da ora, sono le componenti canoniche che costituiscono quella che io chiamo l’ “odierna bolla mediatica”: i social media, gli articoli su carta stampata e i siti online di informazione locale, come quelli in cui il presente articolo viene pubblicato.

La partecipazione a tali pratiche, l’uso comune che si fa di tali mezzi e la loro disponibilità all’immediatezza espressiva, li ha trasformati in “strumenti naturali”, assunti ormai come ambito collettivo di normalità e naturalezza, “neutrale” veicolo di relazione interpersonale

Ritengo, al contrario, che tutto questo abbia in realtà già in sé tutte la caratteristiche della struttura e dimensione politica, intesa come orientamento della platea in una direzione tutt’altro che neutra.

Se ci soffermassimo a trascrivere in forma sequenziale, lo zapping quotidiano che tutti pratichiamo nella “visita” a gruppi e profili, ci renderemmo conto, a mio avviso, di quanto questa adesione diffusa al sistema comunicativo porti fatalmente da un lato a quella che io chiamo “la sindrome dell’automobilista”, dall’altro alla legittimazione del semplice contro il complesso. La conseguenza di questo, a livello molto più alto, è il controllo e governo dell’opinione pubblica, già così predisposta, tramite il bombardamento di post elementari e riduttivi.

I fatti nazionali e internazionali di questo danno ampia testimonianza.

L’acritica adesione a questo sistema in cui ognuno, rinchiuso nel proprio abitacolo, di cui si crede dominatore assoluto in forza della protezione dal mondo, ma al contempo da questo osservato, si ritiene autorizzato all’invettiva, all’acredine e libero da ogni responsabilità, è quanto fotografa al meglio lo stato della presente questione, emblematico ed esempio locale dello stato della politica sia nazionale che internazionale.

È del tutto politica infatti la scelta di abdicare alla responsabilità e difficoltà della condivisione pubblica come è  politica anche la scelta di delegare l’elaborazione politica ad un tale sistema di “pensiero in scatola”, incapace  per sua natura della profondità dell’analisi, della lunghezza dell’argomentazione, della restituzione pacata del ragionamento.

Assisi merita ben altro e le questioni in essere, perché serie ed importanti, vanno tolte dall’acredine e dall’antagonismo emotivo, per accedere a ben altro ambiente.

Sarà il caso di cominciare a porre le basi di una seria discussione sulla dimensione culturale e turistica di questa città di cui non so quanti abbiano percepito le potenzialità internazionali, presi come si è dal controllo del proprio consenso personale locale e immersi nella visione dei soli 5 anni di legislatura.Chiamo qui in causa la mia area politica di riferimento (il centro sinistra e il Partito Democratico) in questo momento storico, così grave e decisivo, dove anche noi, nel nostro minuscolo territorio, dovremmo dare segno di svolta.Quanti incontri pubblici su questo tema dell’assetto e politiche culturali della città di Assisi sono stati organizzati dal partito? E le liste civiche che appoggiano l’attuale amministrazione? E quelle di opposizione?

L’elaborazione politica non coincide con le esternazioni degli amministratori, né con l’attività di questi, ma è il frutto di una lunga e approfondita relazione che coinvolgendo i cittadini assume anche rilevanza sociale, unica strada per il mutamento della politica ridotta oggi a condensati comunicati, siano essi stampa, grugniti su twitter, fb o altro.Qui ed ora, nella stessa esternazione dell’assessore Pettirossi, in questo palese modo di intendere l’agone politico è da intravedere tutta la crisi in cui la sinistra versa, non avvertendo minimamente il bisogno non di fare politica, ma di essere politica, cioè luogo dei molti che incontrandosi e discutendo e poi studiando ed approfondendo elaborano una strategia e linea politica condivisa.

La politica è stata ridotta a mero controllo e dominio del territorio e, lasciata la sua natura basilare, cioè popolare e sociale, si è trasformata in apparato di dominio dove i valori che fondano l’azione vengono stravolti nei fatti dall’attività operativa (alludo ai noti fatti regionali), dando e lasciando spazio alla più pericolosa ondata autoritaria che si ricordi dal dopoguerra ad oggi e di cui abbiano esempi significativi anche nel nostro territorio.

Dove è il progetto di città di medio e lungo periodo, che si è dato il Partito Democratico?  Questa mia osservazione non è certo un’apertura a chi dall’opposizione è in attesa di azzannare a proprio vantaggio propagandistico ogni minimo dissenso in seno all’amministrazione: chi ha governato in precedenza la città, non ha certo da parte sua dimostrato di aver elaborato una qualche visione strategica. Viceversa per le forze politiche che auspicano per i governi locali e nazionale “pieni poteri” è facile invece immaginare quali sia il modello monolitico di società che prospettano: non l’incontro col sultano, ma una nuova crociata.

Sono stato uno dei componenti del tavolo cultura e ne sono uscito per la totale divergenza con la prassi politica adottata, ma su questo mi sono già ampiamente espresso. Fin dai primi momenti di Universo Assisi avevo manifestato la necessità di una preventiva analisi di valutazione culturale, sociale e economico-turistica dell’evento (bilancio preventivo e analisi di fattibilità), la necessità di coniugare qualità e quantità e la stessa necessità di compromessi iniziali sulla qualità per innalzare successivamente il tenore, una volta guadagnata l’attenzione del grande pubblico.

Ma prima ancora di questa attenzione su Universo, c’era e c’è da considerare che la nuova disponibilità economica dovuta all’applicazione della tassa di soggiorno, di cui va dato merito all’ex assessore Guarducci, imponeva e tutt’ora impone una seria e preventiva chiarificazione non su quali eventi fare (una delle mie critiche all’allora assessore era proprio sull’idea di un indistinto eventificio i cui esiti sono sotto gli occhi di tutti), ma sull’idea che si deve e si vuole avere dell’Assisi futura nel suo complesso, della politica da adottare per la comunità e la convivenza dei residenti, senza la soggezione al comparto turistico, che va comunque ovviamente tenuto nel debito e rispettoso conto che gli compete: il primato della politica.

Di tutto questo vi sono state scarse tracce e di questa scarsità hanno relativa responsabilità gli amministratori e molto di più le forze politiche che appunto hanno continuato a perseguire le stesse modalità di pratiche che impongono, una volta arrivati al potere, l’estinzione delle attività del partito affinché questo si identifichi nell’attività amministrativa.

Parlare di Cultura ad Assisi, e per alcuni aspetti non solo ad Assisi, se si scende minimamente ad un livello di ragionamento un po’ più complesso e se si tiene in vista quell’enorme potenzialità internazionale di cui parlavo, significa investire del significato di questo termine l’intera azione dell’amministrazione: tutti gli assessorati e le deleghe distribuite, in realtà, trovano nella parola “Cultura” e in quella derivata “Turismo”, la loro fonte di ispirazione primaria.

Se si ha in mente che parte dei fatti e destini economici della città dipendono da questa dimensione e che questa è l’unica forma in cui è ragionevolmente possibile solo ipotizzare una qualche modalità di reinsediamento urbano del centro storico, (non sto ad elencare i minimi segnali in questo senso che stanno nascendo a seguito di alcune attività svolte) allora si capisce bene che la città nel suo complesso dovrà avere un atteggiamento culturale cioè di conoscenza  e che l’applicazione del metodo della conoscenza e la sua manifestazione è già esso un modo di crescita collettiva per la cittadinanza intera, perché segnala, a chi osserva, che i fenomeni vanno prima studiati per inquadrare problemi e trovare soluzioni. Da qui è facilmente comprensibile che non è avulso dalla dimensione culturale (e quindi turistica) la stessa delega alle politiche scolastiche, quella all’innovazione digitale e comunicazione, marketing e social media, quella alle associazioni, proloco e gemellaggi (sulla quale andrebbe aperto un grande capitolo dal punto di vista del turismo), le deleghe all’Università, alle attività economiche e quelle riguardanti il Parco del Subasio, come le deleghe all’urbanistica e all’integrazione sociale.

Se si parte da questa prospettiva di studio, ascolto, ricerca e valorizzazione, allora ogni delega mostrerà quante e quali risorse potenzialmente aggiuntive, solo perché valorizzate, possono essere reperite nel territorio di Assisi:  solo perché emergono dalla dimensione del fatto alla dimensione del valore e se valore c’è, va evidenziato prima di tutto alla cittadinanza, in un nuovo livello di relazione e consapevolezza che poi potrebbe anche diventare nuovo attrattore turistico migliorando o incrementando i filoni dei turismi possibili.

Se l’obiettivo fosse Assisi Città Internazionale di Cultura, allora si potrà discutere di quali iniziative intraprendere se e quali eventi fare, come coniugare le esigenze e aspettative della cittadinanza intera, che non coincidono totalmente con il comparto turistico, con le potenzialità ancora inespresse.

Sarà il caso di indire quello che già all’inizio dell’attività amministrativa avevo proposto: giornate dedicate ad un serio dialogo collettivo su queste tematiche, poi però la fretta del fare ha portato alla fabbrica degli eventi, ma il fare senza progetto è solo costruire edifici pericolanti.

Assisi può contare su un ceto intellettuale di spessore capace di affrontare la sfida sul futuro della città. Con strumenti scientifici e lontano dalla retorica della partecipazione, si facciano portatori di questo progetto le forze politiche di riferimento dell’area di centrosinistra.

Mi permetto di lanciare un appello a riprendere in mano quella che una volta si chiamava iniziativa politica, si abbia il coraggio di chiamare ad un confronto democratico tutti quei portatori di visioni diverse, in luogo pubblico, fuori dagli abitacoli angusti e dalle capsule dei social media.

Quale sia il futuro di Universo Assisi ed altro è a me molto chiaro e non l’esprimerò in questo ambito perché non è mia intenzione alimentare quella che ritengo oramai uno degli ambienti della cultura contemporanea da analizzare con preoccupazione e serio timore (di cosa è figlia la deriva populista, e non solo, se non della cultura semplificatrice insita nei social media?).

In virtù di questo rivolgo quindi a tutti l’appello a dare la propria disponibilità per un appuntamento organizzato fuori dal virtuale, dove confrontarsi in modo civile sui ragionamenti e valori propri di riferimento, per intraprendere la strada che delinei una politica su cultura e turismo minimamente chiara per questa città.

Chiedo al Sindaco Proietti, avendone in privato già parlato, di organizzare quanto prima gli Stati Generali della Cultura e del Turismo della città di Assisi, al Partito Democratico e alle liste civiche che sono al governo di Assisi di intraprendere una seria riflessione sulle linee strategiche di lungo periodo, che non si limitino a un’elencazione di principi, ma che delineati gli obiettivi, siano capaci di scendere in profondità, con ricchezza di analisi e individuazione di tappe intermedie, adottando il metodo della misurazione dei dati e producendo da ultimo uno strutturato progetto operativo con attori ben individuati.

Progetto che ha naturalmente nella condivisione di quanto espresso nel Manifesto dei Valori del Pd, il riferimento primo di ogni agire.

 

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