Aldo Cazzullo -“Viva l’Italia”- Assisi, 1° luglio 2011 ore 20,30

Risorgimento

e

Resistenza:

perché dobbiamo essere orgogliosi della nostra nazione

VIVA L’ITALIA!

LETTURE   MUSICHE   IMMAGINI

Presentazione multimediale del libro di

 

Aldo Cazzullo

  Assisi, Piazza inferiore Basilica San Francesco
  1° LUGLIO 2011 ORE 20.30
   
  Ingresso libero
  (in caso di pioggia l’incontro si terrà presso il Salone Papale, Sacro Convento)
   
  Lettura e commento a cura dell’autore 
  Al pianoforte Sabrina Reale 
  Letture di Paolo Valerio,
Michele Ghionna e Marianna Dal Collo
  
  Immagini di repertorio e montaggio video a cura di Roberto Guglielmi  

“Talora parliamo dell’Italia come se non fosse una cosa seria.

E ci pare impossibile che siano esistiti uomini e donne per cui l’Italia era un

ideale che valeva la vita, e per cui “Viva l’Italia!” furono le ultime parole.”  

 
Scheda 

Chissà cosa direbbe dell’Italia di oggi Garibaldi, che conquistò un regno ma con sé a Caprera non portò i quadri di Caravaggio e l’oro dei Borboni, bensì un sacco di fave e uno catolone di merluzzo secco. Cosa direbbero i volontari della Grande Guerra, che scrivevano alle madri: «Forse tu non potrai capire come non essendo io costretto sia andato a morire sui campi di battaglia, ma credilo mi riesce le mille volte più dolce il morire in faccia al mio paese natale, per la mia Patria.
Addio mia mamma amata, addio mia sorella cara, addio padre mio. Se muoio, muoio coi vostri nomi amatissimi sulle labbra, davanti al nostro Carso selvaggio». Cosa direbbe il generale Perotti, capo del Cln piemontese,condannato a morte dal tribunale di Salò, che ai suoi uomini ansiosi di discolparlo e addossarsi ogni responsabilità grida: «Signori ufficiali,in piedi: viva l’Italia!»?
«Viva l’Italia!» oggi è un grido scherzoso. Ma per molti italiani del Risorgimento e della Resistenza furono le ultime parole. La Resistenza non è di moda. È considerata una «cosa di sinistra». Si dimentica il sangue dei sacerdoti come don Ferrante Bagiardi, che volle morire con i parrocchiani dicendo «vi accompagno io davanti al Signore», e dei militari comeil colonnello Montezemolo, cui i nazifascisti cavarono i denti e le unghie, non i nomi dei compagni. Si dimentica che i partigiani non furono tutti sanguinari vendicatori ma anzi vennero braccati, torturati, impiccati ed esposti per terrorizzare i civili; e che i «vinti», i«ragazzi di Salò», per venti mesi ebbero il coltello dalla parte del manico, e lo usarono.
Neppure il Risorgimento è di moda. Lo si considera una «cosa da liberali». Si dimentica che nel 1848 insorse l’Italia intera. Oggi è l’ora della Lega e dei neoborbonici. L’Italia la si vorrebbe divisa o ridotta a Belpaese: non una nazione, ma un posto in cui non si vive poi così male. Invece l’Italia è una cosa seria.
È molto più antica di 150 anni; è nata nei versi di Dante e Petrarca, nella pittura di Piero della Francesca e di Tiziano. Ed è diventata una nazione grazie a eroi spesso dimenticati. Aldo Cazzullo ne racconta la storia. Respinge l’idea leghista e la retorica del Belpaese.
Prefigura la nascita di un «partito della nazione». E avanza un’ipotesi: che in fondo gli italiani siano intimamente legati all’Italia più di quanto loro stessi pensino  

 
Biografia 

Aldo Cazzullo nasce ad Alba nel 1966, dopo quindici anni alla «Stampa», dal 2003 è inviato e editorialista del «Corriere della Sera».
Oltre alle vicende italiane, ha seguito le elezioni di Bush, Obama, Erdogan, Zapatero, Sarkozy e Cameron le Olimpiadi di Atene e Pechino e i Mondiali di calcio in Giappone, Germania e Sud Africa.
Da Mondadori ha pubblicato: I ragazzi di via Po (1997), I ragazzi che volevano fare la rivoluzione (1998), Il caso Sofri (2004), Testamento di un anticomunista (2000, con Edgardo Sogno), Il mistero di Torino (2004, con Vittorio Messori), I grandi vecchi (2006, premio Estense 2006), Outlet Italia (2007) e L’Italia de noantri (2009). 

 
Rassegna stampa 

Aldo Cazzullo racconta le storie di donne e uomini gridando “Viva l’Italia!”
Ma cos’è più esaltante che entrare nello scrigno dell’orgoglio francese, il Louvre, salire al piano nobile del museo più famoso del mondo, percorrere la Grande Galerie e camminare per quasi un chilometro tra centinaia di quadri di commovente bellezza, e pensare che non ce n’è uno solo che non sia stato dipinto da un italiano?
Facile, si dirà, cercare le ragioni di un possibile orgoglio nazionale nei tesori d’arte e di storia che tutto il mondo ci invidia. Facile farlo percorrendo con lo sguardo emozionato i lineamenti di un paesaggio di sconvolgente bellezza. Meno facile innestare questi motivi sulla rivisitazione, a viso aperto e senza la paura di turbare alcuna sensibilità, dei tre momenti più importanti e più dolorosi della storia italiana degli ultimi centocinquant’anni.
È ciò che coraggiosamente tenta Aldo Cazzullo in un libro, Viva l’Italia! (Mondadori), che anziché limitarsi prudentemente ai valori incontestabili e alle eccellenze universalmente riconosciute, mette il dito nelle piaghe del Risorgimento, della Grande Guerra e della Resistenza rintracciandovi, col soccorso di una penna di rara disinvoltura, i motivi per cui “dobbiamo essere orgogliosi della nostra nazione”. Non del nostro Paese, e nemmeno del Belpaese fatto di pizza, spaghetti e mandolino, immagine degradante dell’italianità che sembra fatta apposta per scatenare i più aggressivi anticorpi a qualsiasi senso d’identità nazionale. No: proprio della Patria, della Nazione: di quell’ideale a tal punto serio da meritare letteralmente il sacrificio della vita.
(Lorenzo Tomasin, Corriere del Veneto – Padova e Rovigo, 23 ottobre 2010) 

L’Italia fatta da operai e generali
TEATRO NUOVO. Il reading sul libro di Aldo Cazzullo: Risorgimento, Resistenza e attualità. Il filo che collega martiri, soldati della Grande guerra e partigiani non è solo un triste martirologio. Dall’inno di Mameli a Viva l’Italia di Francesco De Gregori: il reading al Teatro Nuovo sul libro di Aldo Cazzullo fa bene all’orgoglio nazionale …
… Accanto al pianoforte suonato da Sabrina Reale, Paolo Valerio, Michele Ghionna, Andrea De Manincor e Sabrina Modenini danno voce ai versi di Giuseppe Ungaretti, a quelli di Carlo Emilio Gadda, alla roboante retorica di D’Annunzio o al rispetto stizzito di Metternik per l’avversario Giuseppe Mazzini.
Sul velare scorrono le commoventi immagini di guerra dell’Istituto Luce…
(Simone Azzoni, L’Arena, 26 ottobre 2010) 

C’è ancora bisogno di gridare “Viva l’Italia!”
Attraverso le storie dei tantissimo che nell’Italia hanno creduto, e che con l’Italia in bocca sono morti, Cazzullo cerca di restituire un senso alle ragioni del nuovo patriottismo cresciuto in questi anni di pari passo con le smanie di secessione.
Lo fa nel modo meno italiano possibile: tramite una scrittura svelta e tutta cose, senza mai indulgere nella retorica o nella polemica astiosa. […]
L’Italia esisteva anche prima dell’Italia, è l’appello accorato di Cazzullo. E continuerà a esistere, anche se (anche quando) non ci sarà più.
Finché esisterà qualcuno capace di sognarla e di darle forma con un quadro, con un gesto, con un libro così.
(Massimo Gramellini, La Stampa – 3 novembre 2010) 

 

“Sono un poeta

un grido unanime

sono un grumo di sogni

Sono un frutto

d’innumerevoli contrasti d’innesti

maturato in una serra

Ma il tuo popolo è portato

dalla stessa terra

che mi porta

Italia

E in questa uniforme

di tuo soldato

mi riposo

come fosse la culla

di mio padre”.

 

Giuseppe Ungaretti 

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