UTOPICO O POSSIBILE? ASSISI PERMANENTE G20 DELLA CULTURA

I prossimi 30 e 31 marzo si terrà a Firenze il primo G7 della cultura, mai prima organizzato nel mondo. Durerà 2 giorni e vedrà a confronto i ministri delle sette nazioni, intellettuali e direttori di musei tra i più importanti al mondo, tutti passeranno idealmente e forse concretamente sotto l’arco ricostruito di Palmira, città simbolo della “barbara” devastazione del patrimonio culturale del passato. Quindi, questo è il programma, verrà stilato “un documento comune in cui i Paesi del G7 si impegnano su una serie di temi importanti come la tutela del patrimonio”. Il confronto avrà per oggetto soprattutto la salvaguardia dei beni, straordinaria risorsa e pilastro dell’essere popoli, nonché ragguardevole sostegno economico per tanti paesi, a cominciare dal nostro.

Poi si cercherà di mettere in pratica quanto deliberato assieme. Ognuno al proprio paese, magari mantenendo sporadici rapporti, condizionati dai problemi economici che mettono sempre in seconda fila la cultura.

Quali sono i limiti di un’iniziativa lodevolissima come questa? L’episodicità che non fa altro che ripetere atti che l’hanno preceduta e sono rimasti poco più che lettera morta; sarà un evento che lascerà un segno delebile e, soprattutto, riguarderà ciò che siamo e ciò che eravamo.

È il caso cambiare registro e, senza sottovalutare l’importanza dei beni della storia, istituire luoghi di incontro per progettare il futuro, luoghi in cui il dibattito sulla cultura non sia occasionale, un evento, uno dei tanti, bensì costituisca uno stimolo costante per cui il pensiero, non riposi mai, lo stupore regni e la curiosità accompagni ogni passo. Allestire una città dove le proposte culturali siano offerte ad ogni svoltare d’angolo, per ogni giorno dell’anno. Un G20 (o più) permanente della cultura dove arte di tutte le epoche, personalità di ogni estrazione sociale, geografica, di sentimenti, di pensiero, letterati, filosofi, scienziati, possano manifestarsi, incoraggiati da un ambiente adeguato, che ne permetta la visibilità sul posto e in ogni dove, in tempo reale, grazie ai mezzi di comunicazione odierni.

Assisi, senza superbia campanilistica, è una città giusta per realizzare un tale progetto, ne esistono le pre-condizioni di fattibilità. Perché ciò possa accadere è necessario che tutti comincino a pensare in questa direzione e le persone di qualità presenti in Assisi, che sono molte, prendano coscienza delle formidabili risorse che la città, come in più occasioni ha dimostrato, possiede.  Da cosa cominciare? Qual’ è la via e le soste intermedie che potrebbero portare al concretizzarsi dell’utopia? Cosa fare domani mattina alle 8? La risposta c’è e non è caduta nel vento.

Enrico Sciamanna, Paolo Ansideri

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