Viaggio in Valnerina, capolavori e storie prima e dopo il sisma …….di e con Vittoria Garibaldi.


la Società Culturale Arnaldo Fortini e Oicos riflessioni, con il patrocinio del Comune di Assisi, presentano

domenica 21 gennaio alle ore 17

Viaggio in Valnerina

Capolavori e storie prima e dopo il sisma

di e con 

Vittoria Garibaldi

interventi di

Riccardo Regi

vicedirettore Corriere dell’Umbria

Bernardino Sperandio

fotografo, restauratore

introduce Paolo Ansideri, conduce Enrico Sciamanna

fotografie Bernardino Sperandio

letture di Francesca e Enrico Sciamanna

diretta streaming su evento su Fb – campo discussione

Chiesa San Leonardo, Frascaro di Norcia, foto Bernardino Sperandio

Viaggi in Valnerina per una ricostruzione mediatica dell’immagina collettiva

L’immagine che tutti noi abbiamo nella memoria del sisma del 1997, è quella del crollo della volta della Basilica di San Francesco, mentre quella del sisma del 2016,  sono le impalcature intorno ai resti della Basilica di San Benedetto. Nessuno si è chiesto se proprio questa fosse l’immagine da consegnare alla memoria collettiva e alla storia mediatica. Nella serie di articoli comparsi sul Corriere dell’Umbria dal dicembre 2016 fino allo scorso dicembre Vittoria Garibaldi ha imposto questa domanda e ci ha fornito una dettagliata risposta.

Un’operazione di decostruzione dell’icona simbolo del terremoto, per iniziare un lento e paziente lavoro di ricostruzione nell’opinione pubblica della multiforme immagine non semplificabile nell’unicità del simbolo mediatico. E’ stato questo un accompagnamento didascalico, didattico, pregno delle suggestioni di una “cultura dei monti” , all’interno di una pluralità di siti ed opere che, supportate dalla lunghezza della storia che li ha costruiti, reclamano la dignità della conoscenza, per poter aspirare a memoria e conservazione.

L’appuntamento organizzato domenica 21 ad Assisi (ore 17, V.  San Francesco 12F) da Oicos e Società Fortini, intende contribuire a questa doverosa ricostruzione, inserendo all’interno del ciclo di incontri su“Beni culturali e paesaggistici” una prima presentazione dei tanti “Viaggi in Valnerina” compiuti dall’autrice e dal fotografo Bernardino Sperandio.

Il viaggio della Garibaldi rappresenta un grande atto di impegno civile per restituire ai lettori, la dignità di storia e civiltà del Centro Italia da sempre dispersa in valli, colline e monti e non riconducibile ad un unico monumento simbolico. Mettendo davanti ai nostri occhi le immagini di allora e quelle di oggi, le storie e le leggende, siamo stati costretti a capire che cosa andava custodito e che cosa non possiamo permetterci di lasciare nell’oblio.

Ora sappiamo e sapere ci costringe a fare, e non solo a lasciar fare ai tecnici. Oicos e Fortini accettano questo messaggio e vogliono contribuire a questa necessità di conoscenza collettiva, aprendo i propri spazi a questo viaggio che dalla carta diventa narrazione orale e rappresentazione fotografica.  C’è nei progetti dell’autrice la pubblicazione della raccolta degli articoli in un unico  libro, ma nel frattempo ad Assisi per la prima volta, si avrà la possibilità di ascoltarla narrare i suoi appunti di viaggio: dalla chiesa di San Francesco a Norcia a San Salvatore in Campi, e poi San Leonardo a Montebufo, Santo Stefano a Nottoria, San Pellegrino a San Pellegrino, San Martino a Legogne, Sant’Egidio a Poggio di Croce, fino a San Giovanni di Vallo di Nera per un totale di oltre 50 siti, custoditi finora da qualcuno fuori dal nostro sguardo.

Letture

da Corriere dell’Umbria, 12 marzo 2017

di V. Garibaldi

Il Monumento: la grande Quercia

Lungo la strada che da Frascaro porta al paese, si erge la famosa Quercia di Nottoria, un monumento vegetale con un tronco di 5,42 metri di diametro, un’altezza di circa 22 metri e la chioma che copre una superficie di circa 30 metri di diametro. Un patriarca di circa 300 anni di vita nel pieno della sua attività vegetativa. E’ una delle molte querce che crescono nei boschi della zona da cui gli abitanti trovavano sostegno economico andando a vendere la legna, caricata sui muli, a Norcia. Alcuni anni fa la quercia non sit trovava in buone condizioni, così il proprietario, Enzo Pierantozzi, pensò bene di far stazionare le pecore sotto le sue fronde, portando presto la quercia a una nuova vitalità. Santo Stefano era festeggiato con l’erezione in cima “ru faone de sabìntu stefanu” , di un grande palo attorno al quale venivano poste fascine preparate con i rami privi delle foglie date in pasto alle capre, presto trasformato in un grande falò.

 

Tra divino e leggendario nell’antica chiesa di Nottoria

E’ almeno dal 1700 che partecipa, forte e possente, alla vita quotidiana degli abitanti di Nottoria. Con serenità ed allegria nei giorni di festa, con cupo dolore davanti alle tragedie, ma sempre pronta lì, ai piedi del villaggio, ad accogliere tutti sotto i suoi rami. La grande Quercia, a qualche decina di metri dall’abitato, si trova lungo la via “della Portella” che partiva dalla piccola omonima porta di servizio delle mura di Norcia, per giungere, attraverso monte Utero, alla Salaria non lontano dai vecchi confini tra Stato della Chiesa e Regno di Napoli. La monumentale e maestosa mole di questo gigante buono, i cui rami si dilatano nello spazio fino a toccare il cielo, incute inizialmente un certo timore reverenziale, poi, avvicinandosi, il grande ombrello della sua chioma crea uno spazio accogliente, rassicurante come quello di una Madonna della Misericordia quando apre il suo manto per proteggere i fedeli. Si è avvolti da un’energia vitale fuori dal tempo, ma appena cala la sera, con l’arrivo del buio diventa inquietante. Silenzi improvvisi, rumori sconosciuti e inconsueti rimandano ad antiche leggende di streghe. Si narra che ogni venerdì qui, sotto la pianta sacra dedicata a Giove, s’incontravano fra loro, nascoste sotto forma di mostri, di civette o di gatti. Il fruscio delle foglie erano le loro voci, il cigolio dei rami era il miagolio dei gatti in amore, tutto serviva a nascondere il loro malevolo baccano. Ma una notte dei primi giorni dello scorso novembre alcune persone non hanno avuto timore delle streghe demoniache della Quercia di Nottoria e hanno trafugato una delle opere d’arte più preziose della chiesa di Santo Stefano, nella parte alta del Paese. Il 5 novembre 2016, a otto giorni dal crollo della Basilica di San Benedetto a Norcia, Daniele si è accorto che il bellissimo dipinto del Perdono di Assisi del pittore francese Jeanne Lohmme, non era più al suo posto. Perdita gravissima perché si tratta dell’unica opera nota del pittore, scoperta casualmente nel 1974 da Giorgio Falcidia…..

 

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