Senza nome: L’Indifferenza

Senza nome: L’Indifferenza

 

di Padre Enzo Fortunato 14 /09/18

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Articolo di approfondimento per la sezione Sulla Differenza de

Il Cortile di Francesco 2018 : Differenze – programma generale e biglietti in www.cortiledifrancesco.it

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Già nel Cortile 2017 si era avvertito un forte richiamo proveniente dalle Basiliche, così cariche di storia e così importanti nella cultura del mondo, tanto da essere riconosciute Patrimonio dell’Umanità: sul tema trattato (era Cammini) il luogo ci ha imposto che accanto ed al cospetto della Grandi Immagini della Storia, fossero presenti anche le Grandi Parole e i Grandi Suoni Musicali. Il carico evocativo del tempo e del suo lascito, richiedeva che si interrogassero sul tema anche i Grandi Testi, i Grandi Spartiti, comuni origini dell’epoca da noi vissuta.

Nel 2018 questo richiamo è di nuovo richiesto da quelle pareti, fino al punto che possiamo affermare di aver capito che ogni tema-guida del Cortile troverà il suo momento di sintesi finale in questa mescolanza di Parola, Suono, Immagine.

Differenze è dunque il tema 2018 e questa ricomposizione di storici elementi avverrà con la voce di Francesco Pannofino accanto alla voce di Bibbia, Corano,Parmenide e Francesco nelle loro originali lingue ebraico, arabo, greco antico, volgare. E poi Vivaldi e Mozart

 Si leveranno le parole alte dell’antichità, che nella solennità della Basilica trovano il giusto grembo che le accoglie, sprigionando la loro forza di creazione, di rivelazione, profezia o pensiero.

 Bibbia, da Genesi 1

Dio disse: “Sia la luce!”. E la luce fu. 
Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre
e chiamò la luce giorno e le tenebre notte

 Francesco, da Cantico delle Creature
Laudatosi’, mi’ Signore,
cum tutte le Tue creature,
spezialmentemessor lo frate Sole,
lo qual è iorno
et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante
cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significazione
.

La parola vecchia e viva, la più vecchia tra i viventi, perchè parlata nel tempo di madre in madre, da figlio a figlio, è il solo mezzo che consente di portare ad esistenza cose ed uomini: nominare è il potente ed amorevole atto della creazione e il rinominare è il sommesso soffio di ringraziamento di Francesco che riconoscendo le creature vi ritrova Cristo e Dio.

E già Parmenide indicava nelle le strade del Giorno e della Notte, e dunque nella differenza dei nomi, la differenza delle cose, la loro esistenza e riconoscimento.

 Da intervista a Padre Enzo Fortunato, Quotidiano Nazionale, domenica 2 settembre 2018

“… in grembo suo figlio di appena un mese si incammina per l’Europa, non pensando che il suo viaggio si sarebbe prolungato così tanto. In Libia viene infatti rinchiusa dai  trafficanti sotto terra con altri sciagurati e rimane lì per quasi un anno. Dà alla luce suo figlio al buio, senza igiene, a terra, mi ha ricordato Maria nella grotta del presepe, solo con le sue compagne di sventura ad aiutarla. Si accorge da subito che non aveva latte, il bambino piangeva,ma lei mangiava una sola volta al giorno pasta scondita, troppo poco per sopravvivere in due. Così quando le chiedo quale era il nome di suo figlio, così da affidarlo a san Francesco, lei mi risponde che non se l’era sentita di dargli un nome, perché sicura che lo avrebbe perso. E così è stato dopo due lunghi mesi di agonia, di pianti giorno e notte, tra le braccia di una madre impotente, il suo bambino senza un nome l’ha lasciata. Quando le abbiamo chiesto cosa vedeva nel futuro, ci ha risposto:“niente”.

Se dunque il nome illumina, pone vita, memoria e amore, la sua rinuncia è l’atto estremo contro tutto questo: il figlio non nominato, non posto nella luce, é espulso dal quel vecchio e vitale flusso di memoria e amorevole narrazione che ingloba madri e figli, vite e generazioni familiari.

Il piccolo eritreo non ha nome e pertanto non si distingue, non ha differenza e la madre questo esprime nella aspettativa di futuro: un’ indifferenza fatta di niente.

La stessa indifferenza del mondo che ignora il carico vero dei croceristi sul ponte della Diciotti

Come ti chiami?

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Un’originale lettura del fenomeno migratorio e dell’episodio vissuto da Padre Enzo Fortunato sarà esposta dal prof. Piccinni, psichiatra e neurologo, nell’incontro di sabato 22 ore 14,00 Palazzo Bernabei: La mente nel tempo di migrazione

 

scarica il PDF dell’ ‘intervista integrale a Padre Enzo Fortunato, Quotidiano Nazionale, domenica 2 settembre 2018
Migranti, l’appello di Padre Enzo: “Riscopriamo la nostra umanità”

 

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